Dialogando con Adrian Bonenberger

Dialogando con Adrian Bonenberger

Dialogando con Adrian Bonenberger 1024 683 School Office

Di Giulio Gobbato e Bianca Bizzotto

La guerra è un complesso gomitolo di fili che si annodano e litigano tra loro. Finirla in pace è molto difficile, solitamente viene rotto un filo per slegare meglio il conflitto.

Oggi abbiamo avuto l’onore di incontrare, tramite una videochiamata, Adrian Bonenberger, collegato dalla Yale University, a New Haven, Connecticut, giornalista e scrittore, nonché narratore, delle sue esperienze nei conflitti di Afghanistan e Ucraina, creando legami intercontinentali con le persone del luogo interessate a dare un contributo, supportando e aiutando. Questi due scontri modificarono la sua vita radicalmente a causa della sua giovane età. Inoltre, ha affermato di aver subito un cambiamento per effetto della visione della morte di degli amici cari e compagni di battaglia.

Nel primo conflitto, in Afghanistan, Bonenberger serviva i soldati e gli afghani e grazie a questo periodo passato fuori casa imparò ad apprezzare il suo paese e la realtà in cui viveva. Notò la complessità della guerra e del trovare una soluzione tra le due forze in disaccordo. Qui, disse l’autore, la lotta la vinse la parte estremista dell’Afghanistan, i Talebani, perché i soldati americani lasciarono la terra Afghana, ormai spoglia delle sue ricchezze e protezioni, soddisfatti dell’apparente vittoria alle battaglie precedenti. Gli Stati Uniti ebbero nettamente una tecnologia più avanzata rispetto a quella obsoleta nemica, per esempio utilizzarono aerei per distribuire le provviste necessarie alle persone del luogo per sfamarsi durante un periodo di difficoltà elevata.

In Afghanistan, dopo che lasciò la guerra, vi tornò nuovamente, stavolta da Capitano per l’esercito. Capire la situazione parlando con i cittadini locali era una delle sue mansioni principali, assieme al compito di tranquillizzarli e, nel suo piccolo, di trovare un accordo tra le due parti discordanti.

Durante la sua permanenza in Ucraina, invece, venne influenzato dall’attacco terroristico dell’11 Settembre 2001, in cui l’organizzazione di Al-Qaida, ai tempi guidata dall’arabo Osama bin Laden, ucciso tempo dopo in un raid americano, fece volare quattro aerei con l’obiettivo di far esplodere i luoghi newyorkesi più importanti. Bonenberger venne invaso da una sensazione di vendetta, che coltivò durante la guerra in Afghanistan, e sfogò in quella russo-ucraina, dove lavorava come volontario, istruendo i soldati attraverso allenamenti mirati per combattere le forze avversarie.

Se siete interessati ad approfondire le tematiche, potete trovare i suoi due libri “Afghan Post, a Memoir” e “The Road Ahead”: entrambi narrano del suo periodo di lavoro in Afghanistan, scritti con l’obiettivo di far vedere al lettore il punto di vista di Bonenberger e delle persone del luogo, che sicuramente non stavano vivendo momenti di gioia.

Concludendo, la nostra è stata un’opportunità incredibile e utile per gli argomenti che stiamo affrontando in queste settimane scolastiche. La guerra è qualcosa di indescrivibile. Usura le persone dal cuore alla pelle, rovina terre e paesaggi, distrugge famiglie e amicizie, lasciando cicatrici irremovibili.

“Learning about history means learning about you and the world” “Studiare la storia significa conoscere se stessi ed il mondo”

Bianca Bizzotto, Giulio Gobbato